(CAVALIERI MARVEL)
N° 69
QUEL CHE ACCADE A VEGAS…
Di Carlo Monni
1.
Il suo nome, o almeno quello con cui
è più conosciuta negli Stati Uniti, è Natasha Romanoff, ma ne ha anche un
altro, probabilmente più famoso, quello della letale superspia chiamata Vedova
Nera.
Non è stato facile ingannare i
supersensi del suo compagno Matt Murdock, alias il supereroe cieco Devil, ma
non per niente lei ha avuto un addestramento superbo. Non appena lo ha sentito
uscire dalla finestra della loro camera da letto si è alzata, ha indossato il
suo attillato costume nero e lo ha seguito.
Sa cosa intende fare Devil:
affrontare il suo primo amore Elektra e chiudere i conti col passato. Lo
capisce molto bene: lei stessa ha fatto lo stesso affrontando il suo redivivo marito,
ora ex, Alexi Shostakov alias il Guardiano Rosso e porta ancora le cicatrici
psicologiche di quell’incontro. Non lascerà Matt ad affrontare la cosa da solo.
Harold Howard, il multimiliardario
che possiede anche l’intero palazzo in cui si trovano doveva sapere cosa
sarebbe successo quando Matt ed Elektra si fossero trovati di nuovo faccia a
faccia eppure ha provocato quell’incontro usando come pretesto la cena per il
compleanno del figlio. Che bastardo ad usare il giovane Jack come pedina per i
suoi scopi, quando questa storia sarà finita, dovrà trovare un modo di
fargliela pagare.
Natasha non può non chiedersi cosa
pensi di ricavare Howard da questo scontro… a parte la conferma che Matt è
Devil, cosa che ovviamente sospetta. Elektra Natchios è una spietata assassina
a pagamento, addestrata dal più famigerato culto di assassini ninja del
Giappone: la Mano. Matt, col suo maledetto senso di giustizia, non può
lasciarla andare, cosa che la Vedova Nera avrebbe fatto senza particolari
problemi di coscienza, quindi è andato a cercarla. Probabilmente Elektra ha
eseguito qualcuno dei suoi lavoretti anche per Harold Howard, quindi è ancora
più incomprensibile che lui abbia voluto provocare lo scontro invitando
entrambi lì a Las Vegas.
Non è adesso il momento di
rifletterci sopra: eccoli lì tutti e due pronti a battersi, ora deve…
-Non pensarci
nemmeno, rossa.-
La voce appartiene ad un uomo alto
dai capelli neri e crespi e due folti baffi che tiene una pistola appoggiata alla nuca della Vedova, che non si
scompone e senza voltarsi, con un mezzo sorriso, replica:
-John Garrett, dovevo
aspettarmi che saresti sbucato fuori prima o poi. Non dirmi che Elektra ti
controlla ancora mentalmente come ai tempi dell’affare Ken Wind?-[1]
-Le piacerebbe.-
replica lui secco –No… sto facendo quello che voglio io e quel che voglio è
impedirti di interferire nella resa dei conti tra quei due.-
-Lodevole intento. Intanto,
però, non mi piace essere minacciata da un’arma.-
Con un rapido movimento la Vedova fa
saltare la pistola di mano a Garrett e gli punta contro uno dei suoi bracciali
da cui è sparato il suo Morso di Vedova elettrico.
-E ora parliamo.-
dice.
La ragazza in piedi sul cornicione
di un tetto osserva il panorama davanti a lei, con la gigantesca scritta
“Hollywood” a sovrastare il tutto. Indossa un attillato costume rosso con un
colletto verde. Dello stesso colore sono la fusciacca intorno alla vita, gli
stivaletti e la bandana che le copre la parte superiore del volto lasciando
fuoriuscire i lunghi capelli biondi. Il costume ha una scollatura a v che
lascia intravedere i seni e sotto la quale campeggia la silhouette di un drago.
Quali che siano i suoi pensieri sono
interrotti dall’arrivo di un uomo sul tetto, un uomo che indossa una tunica
verde con un cappuccio.
-Ti disturbo
Miranda?- chiede.
Lei si volta di scatto e nel vederlo
sorride:
-John!- esclama
–Stavo solo riflettendo.-
-Sul nostro comune amico
Orson Randall, scommetto.- ribatte John Aman, il Principe degli Orfani.
-Già… ci ha lasciato
tanti misteri irrisolti. Per esempio: perché ha scelto me come sua erede
ignorando Danny? Come faceva a sapere che non sarebbe tornato dalle Sette
Città?-
-Per la prima
domanda, penso che sapesse bene che vostro padre ha già lasciato molti soldi a
tuo fratello e voleva risparmiare guai legali per la loro divisione con te dopo
il tuo ritorno. In più Danny ha già il Pugno d’Acciaio e quindi era giusto che
fossi tu l’erede di quel potere che era di Orson. Dopotutto se le leggi assurde
di Yu-Ti non lo avessero impedito, saresti stata tu la sfidante di Shou Lao[2]
prima che tuo fratello fosse pronto.-
Miranda Rand sorride rispondendo:
-Dici? L’ho sempre
pensato, lo ammetto, e da quando ho il potere mi sembra come se lo avessi
sempre avuto, come se mi appartenesse di diritto. È una sensazione… esaltante.-
-E ora che hai il
potere che ne farai?- le chiede Aman.
Prima che la ragazza possa
rispondere si ode un suono di sirene e delle auto della Polizia sfrecciano
nella strada di sotto a tutta velocità.
-Penso che… lo userò
in maniera responsabile.- dice infine.
Senza esitare si tuffa nel vuoto.
-Miranda!- urla John
Aman, poi, con un sospiro, si muta in una sottile nebbia verde e la segue.
Il Pavone di Giada è uno dei locali
notturni più famosi di una certa parte di Hong Kong, quella dove si recano i
turisti in cerca di emozioni forti.
L’emozione che la donna di nome
Juliette prova entrandovi è decisamente forte. Si sente trasportata indietro
nel tempo a giorni lontani in cui le notti erano magiche e lei era una regina.
Il grosso cinese non crede ai suoi
occhi quando la vede.
-Juliette!- esclama
-Sei proprio tu? Non ci posso credere.-
Lei abbozza un sorriso mentre risponde:
-Sono proprio io Chang, non un fantasma.-
-Scusami… è che è
passato così tanto tempo.-
-Non dire quanto, Chang, lasciami l’illusione che fosse solo ieri.-
-Ma tu non sei
cambiata affatto: sei sempre la stessa bellissima donna di allora.-
-Sei gentile, Chang, più di quanto ricordassi.-
-Dico solo la verità
e…-
Solo allora il Cinese sembra
rendersi conto che Juliette non è sola ma è insieme ad un bianco ed un cinese,
uno che riconosce immediatamente.
-Il Gatto.- esclama
con voce dura –Che fai qui anche tu dopo tanto tempo?-
-Devo parlarti
d’affari Wu Chang…- adesso.- risponde l’uomo di nome
Shen Kuei.
L’uomo di nome Wu Chang sospira: sa bene che discutere con il Gatto è tempo
perso.
-Va bene…- risponde
-… ma prima… Juliette canteresti per me… per noi?-
C’è un lampo negli occhi della donna
bionda mentre replica:
-Parli sul serio?-
-Ma certo… fatti dare
un microfono e datti da fare. A fine serata avrai il solito compenso.-
Ad un cenno del Cinese un cameriere
porge a Juliette un microfono e lei, dopo un attimo di esitazione, si dirige al
centro del locale mentre Wu Chang si rivolge al
Gatto:
-Andiamo nel mio
ufficio, staremo più tranquilli. Immagino verrà anche il tuo amico.-
-Credo che rimarrò al
bancone per un po’.- risponde l’altro.
-Come desidera.
Prenda pure quel che vuole. Offro io.-
Si avvia verso l’ufficio seguito dal
Gatto. Alle loro spalle Juliette comincia a cantare.
2.
Un posto lontano, oltre la catena
dei Monti Urali, nella parte asiatica della Federazione Russa. La coppia è composta
da un uomo dai capelli ed occhi castani e da una donna dal fisico statuario,
corti capelli biondi e occhi azzurri. Stando ai loro documenti sono un
imprenditore lituano e sua moglie in viaggio d’affari ma la realtà è
decisamente diversa.
-Ancora non capisco.-
dice sottovoce la donna mentre deposita la valigia sul letto della stanza
d’albergo in cui sono appena arrivati –Stai lasciando una traccia che anche un
bambino saprebbe seguire ma perché?-
-Ho le mie ragioni,
Marya Andreievna, fidati.- risponde lui tranquillo.-
-Non ho molta scelta
mi pare. Ancora non capisco come ho fatto a farmi convincere a diventare tua
alleata.-
L’’uomo che viaggia sotto il falso
nome di Juzapas Petkus ed il cui vero nome potrebbe essere
Andrei Rostov, maggiore dell’Aeronautica Militare Russa, sempre che anche
quello non sia un altro inganno per nascondere la vera identità del Guardiano
d’Acciaio, si limita a sorridere mentre replica:
-Forse perché a te
non piace essere manipolata… come non piace a me del resto.-
-Immagino che non mi
dirai molto di quel che vuoi fare veramente. Non ti fidi ancora di me?-
-Sarebbe
comprensibile, non credi, Zvedza Dennitza? Dopotutto quando ci siamo incontrati
volevi catturarmi per conto del Governo.-
-Quello era prima che
tu mi facessi capire che mi stavano usando come un burattino.- replica la donna
che viaggia con il nome di Jadvyga Petkiene, lituana, ma che in realtà è Marya Andreievna
Meshkova, la supercriminale russa il cui nome di battaglia significa Stella del
Mattino.
-Ma una sana diffidenza
non guasta mai non trovi? E poi… quello che non sai non potranno strappartelo
negli interrogatori quando saremo catturati.-
-Hai detto.
“Quando”?-
-Sul serio?
Ovviamente intendevo dire. “Se saremo catturati”.-
-Sul volto della ragazza un’ombra di
diffidenza. Quell’uomo ha qualcosa in mente, ma cosa?
-Bene…- aggiunge lui
-… ora sarà meglio riposare perché domani ci attende una giornata impegnativa.-
Marya guarda il letto matrimoniale,
l’unico nella stanza e ribatte:
-Non ti aspetterai
che dormiamo insieme, vero?-
Lui sogghigna.
-Visto che viaggiamo
come marito e moglie non potevo certo prendere due camere singole.- replica
–Tranquilla, però. Io dormirò su una sedia. Non è mia intenzione attentare alla
tua virtù… o speravi nel contrario?-
-Sei un vero
bastardo.-
-Non sei la prima a
dirmelo… no: non sei affatto la prima.-
Las Vegas, Nevada. John Garrett fa
un leggero sogghigno mentre dice.
-Credi davvero di
farmi paura, rossa?-
-A questa distanza il
Mio Morso di Vedova può ucciderti.- replica la Vedova Nera –E la tua testa è la
sola parte interamente umana che ti è rimasta non è vero?-
-No… non è la sola e
mi piacerebbe dartene una dimostrazione.-
-Risparmiami le
volgarità per un’altra volta, Garrett. Sappi che non avrò il minimo scrupolo a
friggerti quel sordido affare che fai passare per un cervello.-
-Sì…ti credo… se te
lo faccio fare.-
Con una mossa più rapida di quanto
si potrebbe pensare vedendo la sua mole, Garrett afferra il polso di Natasha,
che non esita un istante e si lascia cadere all’indietro usando la massa del
suo avversario per proiettarlo contro una vicina porta d’acciaio, piegandola.
La Vedova Nera si rimette in piedi e
così fa Garrett.
-Mi hai rovinato una
giacca da 300 dollari, sgualdrina Russa.- le dice con voce irata.
-Mandami il conto.- è
la risposta della Vedova.
La voce di Juliette è roca, calda e
sensuale e cattura subito l’attenzione dei presenti. Attacca con una versione
di “Killing me softly” che fa provare più di un
brivido nella schiena degli spettatori.
Rick Mason ne è catturato come gli
altri e si dimentica rapidamente del Gatto e dell’uomo con cui sta parlando nel
vicino ufficio.
-Fa lo stesso effetto
a tutti.- commenta il barista alle sue spalle -O almeno era così quando
lavorava qui… ma più le cose cambiano più rimangono le stesse.-
Rick fa un cenno di assenso. Lo
capisce bene. Anche nell’oscurità percepisce che gli sguardi sono puntati su di
lei, con quell’abito da sera che le lascia scoperte le spalle e gli spacchi
laterali che le lasciano scoperte quasi interamente le gambe bellissime ogni
volta che si muove.
L’ha sentita parlare della magia
nell’aria ed è quella che ora Rick sente mentre lei volge per un attimo lo
sguardo su di lui per poi attaccare con “I’ll never fall in love again”. È nel suo regno, pensa, lei è la regina indiscussa
qui e non potrebbe essere altrimenti.
La sente bloccarsi solo per un
attimo e volge lo sguardo nella direzione dell’ingresso nel club. Sono appena
entrati due uomini. Sono entrambi cinesi. Uno di loro è alto e magro e sfoggia
una folta capigliatura che termina con un lungo codino e un paio di baffi alla
mongola, l’altro è un po’ più basso e robusto, porta una vistosa benda
all’occhio sinistro e la mano sinistra è coperta da un guanto.
Per lo sguardo allenato di Rick Mason
quei due significano una cosa sola: guai.
3.
L’ha visto in diversi film noir: la dark lady sta cantando mentre le luci
sono basse e gli avventori hanno occhi solo per lei quando nel locale entrano due
loschi figuri e gli spettatori sanno che stanno per arrivare i guai.
Se questo fosse davvero un film noir degli anni 40 o 50 uno dei due
sarebbe Lee Marvin e l’altro probabilmente Peter Lorre
ed a lui, pensa Rick Mason, sta toccando di interpretare la parte di Glenn Ford
o Humphrey Bogart. Con un sospiro appoggia il
bicchiere sul bancone e si dirige verso il centro della sala.
L’uomo alto coi baffi alla mongola si è avvicinato a Juliette e l’ha
afferrata per un braccio.
-E così sei tornata,
sgualdrina.- dice.
-Lasciami andare.-
replica lei con rabbia tentando di divincolarsi.
-Hai sentito la
signora amico? Non gradisce la tua compagnia.-
Non posso credere che l’ho detto,
pensa Rick, sto prendendo troppo sul serio questa storia del film noir.
-E tu chi saresti?
L’amante della settimana o solo un idiota benintenzionato? In ogni caso vattene
che ti conviene.-
La risposta di Mason è un pugno alla
mascella dell’uomo… che sembra averlo sentito appena.
-Non dire che non ti
avevo avvertito.-
Un calcio raggiunge Mason allo
sterno spedendolo lungo disteso per terra dopo un voletto non indifferente. Un
altro esperto di arti marziali, pensa, non faccio che incontrarne.
-Adesso basta,
Spaccateste.-
La voce che ha apostrofato l’uomo coi
baffi alla mongola è calma e tranquilla ed appartiene ad un uomo che è abituato
a veder presi sul serio i suoi avvertimenti.
-Shen Kuei!- esclama
quello chiamato Spaccateste –Avrei dovuto pensare che c’eri anche tu.-
-L’avessi fatto, ti
saresti risparmiato un sacco di guai, idiota.- replica Shen Kuei finendo di
sfilarsi la camicia e rimanendo a torso nudo, con il tatuaggio del gatto in
bella vista.
Dopo una doppia capriola in aria
Miranda Rand atterra sui talloni sopra il tettuccio di un’auto della Polizia
rimanendo miracolosamente in equilibrio, un esercizio impossibile senza
superpoteri o un addestramento come quello impartito nella favolosa città
mistica di K’Un Lun.
I due poliziotti all’interno
dell’auto hanno sentito il colpo.
-Ma che…?- esclama
quello più giovane.
-Ci hanno gettato
addosso qualcosa.- commenta quello più anziano -O forse…-
Prima che possa finire la frase, la
figura femminile in rosso e verde salta sul cofano e da lì verso l’auto che li
precede.
-Che mi venga… una
supereroina.- esclama ancora il giovane poliziotto –La conosci Sergente?-
-Mai vista prima.-
replica l’altro –Dev’essere nuova almeno per Los Angeles. Come se non ne
avessimo già abbastanza in questa città.-
-Che facciamo
sergente?-
-Che vorresti che
facessimo? Avvertiamo gli altri ragazzi che c’è una bionda in calzamaglia rossa
che sala sopra i tetti delle auto e continuiamo. Non è lei il nostro problema.-
Il guaio degli uomini grandi e
grossi è che spesso pensano che basti questo a renderli invincibili e non
prendono abbastanza in considerazione il fatto che un avversario più piccolo ma
più agile può tenerli in scacco.
John Garrett sta facendo lo stesso
errore con la Vedova Nera: carica a testa bassa e lei deve solo saltar via ed
allungare una gamba per fargli lo sgambetto. Spinto dal suo stesso slancio
Garrett piomba contro un muro.
C’è un attimo di silenzio, poi l’ex
agente dello S.H.I.E.L.D. comincia a rialzarsi.
-Tu schifosa…-
-Niente parolacce
Garrett, non le gradisco.-
Natasha gli sferra un calcio al
mento facendolo ricadere a terra, poi lo colpisce ancora, quindi raccoglie da
terra la pistola di Garrett e gliela punta contro.
-Non fare una mossa o
ti pianto una pallottola tra gli occhi.- gli dice con voce dura -Anche i
migliori tecnici dello S.H.I.E.L.D. avrebbero le loro
difficoltà con un cervello in poltiglia… anche se nel tuo caso sarebbe
probabilmente un miglioramento.-
-Non oserai.- ribatte
Garrett –Non con il tuo ragazzo a due passi. Non lo gradirebbe.-
-Dimentichi chi sono.
Non mi chiamano Vedova Nera per niente: non ho gli scrupoli morali di un
supereroe vecchio stile, dovresti saperlo. Te l’ho già detto prima ricordi?
Dammi un pretesto e ti ucciderò senza rimorsi. A vedermela con Devil penserò
poi.-
Lo sguardo negli occhi di Natasha
non sembra lasciare adito a dubbi.
4.
John Garrett fissa a lungo la Vedova
e la canna della pistola puntata su di lui senza dire una parola, poi scoppia a
ridere ed esclama:
-Oh al Diavolo, non ho
proprio voglia di vedere il tuo bluff. Per me la lotta finisce qui. Ci sono
cose migliori che preferisco fare con una bella donna piuttosto che farci a
pugni… e poi… volevo solo impedirti di interferire tra la ninja ed il tuo
amichetto e ci sono riuscito direi. Credimi, Rossa, è meglio che quei due
risolvano i loro problemi tra di loro
Natasha non dice niente. Dentro di
sé è convinta che Garrett abbia ragione ma non lo ammetterà mai apertamente con
lui. Abbassa la pistola e gli permette di alzarsi ma si concede un’ultima
battuta:
-Non era un bluff,
Garrett.-
L’altro sogghigna e risponde:
-Lo so.-
Mentre Shen Kuei avanza nel salone
tutti gli occhi sono puntati su di lui. È assolutamente calmo e tranquillo ma i
muscoli sono pronti a scattare. Spaccateste si allontana di qualche passo e si
sfila giacca e camicia mentre il suo socio gli lancia due oggetti estratti da
una valigetta che ha con sé: due sfere d’acciaio ciascuna attaccata ad una
catena che viene srotolata.
-Credi che quelle ti
diano un vantaggio?- gli chiede il Gatto con evidente disprezzo.
-Lo vedrai.- replica
l’altro e scaglia le sue armi in avanti.
Shen Kuei salta evitandole mentre
una palla si abbatte su un tavolino sfondandolo. Il Gatto fa una capriola a
mezz’aria ed atterra dietro al suo avversario.
-Confidi troppo nelle
armi.- gli dice colpendolo al mento con il taglio della mano.
Spaccateste cade a terra ma rimane
cosciente e srotola ancora la sua catena, un colpo che Shen Kuei evita
facilmente.-
-Le armi sono inutili
se non colpiscono il bersaglio.- commenta.
-Ti ammazzerò!- urla
Spaccateste rialzandosi.
Ancora una volta attacca ma stavolta
Shen Kuei non si limita ad evitare il suo colpo: scatta in avanti ed afferra la
catena strattonando l’avversario e facendolo cadere ai suoi piedi.
Alle sue spalle il compagno di
Spaccateste solleva la mano sinistra e silenziosamente punta l’indice verso la
sua nuca.
Las Vegas. Nel suo studio l’uomo di
nome Harold Howard osserva su uno schermo lo sconto tra Devil e Elektra.[3]
Se aveva bisogno di una conferma che Matt Murdock è Devil ora l’ha
indubbiamente avuta. Tutto sta andando come previsto.
Non si accorge della presenza alle
sue spalle finché il ragazzo non parla:
-Perché l’hai fatto
papà?-
Howard si volta di scatto per
trovarsi di fronte al figlio.
-Tu dovresti essere a
dormire Jack.- ribatte quietamente senza rispondere alla domanda.
-Non riuscivo a
prender sonno.- replica John Harold Howard – Tu fai affari con quella donna…
Elektra Natchios una famosa assassina ricercata, non negarlo. L’hai invitata
qui pur sapendo che la presenza di Matt Murdock alla cena avrebbe scatenato
Devil e la Vedova Nera sulle sue tracce. Tu volevi questo, non è vero? Perché?-
-Jack…- interviene
Miss Wright, l’onnipresente assistente esecutiva di Howard -… non dovresti
parlare così a tuo padre.-
-Lasci stare Miss
Wright.- taglia corto Howard –Il ragazzo è abbastanza grande ormai e ha il
diritto ad una risposta. Sì, Jack, Elektra Natchios lavora per me quando ho
bisogno dei suoi talenti. Sei sorpreso? Scioccato?-
-Io…- il ragazzo
esita come se non trovasse le parole -… no… forse un po’ scioccato ma non
sorpreso. So da tempo che non tutti i tuoi affari sono legali… ma mi auguravo
che non prevedessero l’omicidio.-
-Non si possono fare le
frittate senza rompere le uova. Prendere una vita umana è l’ultima risorsa, ma
a volte è inevitabile. Tempo fa ho organizzato la caduta di un dittatore
sudamericano.[4]
La cosa ha provocato la perdita di vite umane ma ne ha anche salvato molte
altre. Capisci cosa intendo.-
-Capisco… ma non lo
approvo.-
-La tua adorata
Vedova Nera fa lo stesso: è migliore solo perché lo fa agli ordini di un
governo?-
Il ragazzo tace, poi, dopo qualche
istante di riflessione, chiede:
-Se Elektra lavora
per te, perché… questo?- indica la lotta sullo schermo.
-Miss Natchios non è
ancora convinta di aver bisogno di me.- risponde Howard –Dopo stanotte capirà
che se resterà libera sarà solo alle mie condizioni.-
E mentre lo dice, un sorriso gli
increspa il volto.
5.
Rick Mason non perde tempo a
riflettere: preme un pulsante sul suo orologio da polso e ne scaturisce una
scarica elettrica che stordisce l’uomo chiamato Kogar. Si annota mentalmente di
ringraziare suo padre[5]
ma ora ha altro a cui pensare.
Scatta in piedi ed afferra Juliette.
-Togliamoci da qui.-
le dice.
-E lui?- ribatte lei
indicando Shen Kuei.
-Mi pare che se la
stia cavando benissimo. Si può sapere perché quello Spaccateste ce l’ha tanto
con te?-
-Beh… noi siamo stati
amanti per un po’, poi l’ho mollato per tornare da Shen Kuei. Non l’ha presa
bene.-
-Cosa? Tu e quel…
scusami ma mi sembravi una da gusti più raffinati.-
Juliette si concede un sogghigno.
-Vuoi che ti dica che
ha delle doti nascoste?-
Rick storce le labbra.
-Non voglio che tu mi
dica nulla.- ribatte –Piuttosto voglio sapere qual è il ruolo di questi due, se
ce n’è uno, nella cospirazione ai tuoi danni.-
Mentre parla Mason si avvicina a Kogar
-Sta attento… - lo
avverte Juliette -… lui è…-
-So benissimo chi è.-
replica Mason -Kai Li-Peng,
in arte Kogar, il più bastardo trafficante di quest’angolo d’Asia. Di solito
quando si veste da quel pirata che è al posto della mano sinistra porta un’arma
multiuso, ma quando è in borghese come stasera si accontenta di un banale
dito-pistola.-
-Sai un sacco di cose.-
-Faccio molti compiti
a casa…e di solito mi aiutano a restare vivo.-
Rick si accerta che sia ancora
svenuto e scuote la testa.
-Avrei voluto
chiedergli che affari ha in corso qui a Hong Kong ma…-
In lontananza si odono le sirene della
Polizia che qualcuno deve aver chiamato.
-Voi due andatevene.-
interviene il Gatto che sta trascinando uno svenuto Spaccateste per il codino
–Con le autorità me la vedo io, voi tornate da mio figlio, vi raggiungerò più
tardi a casa.-
-Credo che abbia
ragione.- conviene Mason e prende Juliette per un polso -Andiamocene. Nessuno
di noi due ha troppa voglia di rispondere alle domande dei poliziotti.
Sbaglio?-
-No, non sbagli.- ammette Juliette poi si volge a Shen Kuei –tu non
metterci troppo, però.-
-Tranquilla.- ribatte
lui con un sorriso –Sarò molto rapido.-
Il sorriso svanisce non appena lei
esce.
A New York l’uomo chiamato Paladin
attende seduto al buio. Le lenti speciali della sua maschera gli consentono una
completa visione notturna e presto gli sarà molto utile, se lo sente.
Il lieve soffio del vento, il
fruscio delle tendine. Non c’è dubbio che qualcuno stia entrando dalla
finestra, qualcuno per cui il fatto che quella finestra si trovi al piano
attico di un grattacielo non conta molto.
Paladin non muove un muscolo mentre
l’intruso penetra nella stanza e raggiunge il letto matrimoniale dove dei
capelli biondi spuntano da sotto le lenzuola.
La figura si ferma un istante come
se riflettesse su cosa fare poi solleva la mano e la fa ricadere una, due
volte.
-Inutile.- dice
Paladin -Là sotto c’è solo un manichino con una parrucca. Sei caduta nel trucco
più vecchio del mondo… Black Lotus.-
Le luci si accendono mostrando una
bella ragazza cinese inguainata in un’aderente tuta verde coi bordi gialli ed
una fusciacca rossa stretta in vita che lo fissa con ira.
-Paladin.- esclama
-Come facevi a…-
-Ho i miei mezzi.-
replica il Mercenario alzandosi dalla poltrona su cui era seduto –Dimmi che ti
arrendi, odio combattere le donne. Conosco modi molto più piacevoli di passare
il tempo con loro.-
La sola risposta è un lancio di
shuriken che si infrangono sull’armatura di Paladin, che sospira e commenta:
-Peccato. Non che ci
sperassi davvero ma...-
Black Lotus lancia un grido di
battaglia e balza verso di lui sferrandogli un calcio al mento ma Paladin si è
scansato e la ragazza piomba contro una vetrata finendo nella terrazza
panoramica.
-Non puoi sfuggirmi.-
esclama –Sono la migliore, sono stata addestrata dalla Mano.-
-E chi non lo è stata
di questi tempi?- ribatte Paladin –Quei ninja dovrebbero aprire una scuola
apposta per aspiranti assassine che poi li tradiranno per mettersi in proprio.-
-Sta zitto, dannato
chiacchierone.-
-Sbagli mercenario,
quello è Deadpool.-
Black Lotus si prepara a saltare di
nuovo ma Paladin le spara. Il raggio concussivo della
speciale pistola del mercenario tecnologico la proietta contro la ringhiera.
-Tranquilla baby,
sarai solo stordita per un po’… quanto basta per parlare del Drago Nero e
dell’Artiglio di Giada.-
Con sorpresa di Paladin Black Lotus
si lascia cadere oltre la ringhiera e precipita senza un grido.
-È… è morta?- chiede
Joy Meachum apparsa improvvisamente in camicia da notte.
-Non ti avevo detto
di restare nascosta finché non fosse tutto finito?- la rimprovera Paladin
spingendola all’interno -Comunque no: non credo che sia morta. Scommetto quel
che vuoi che sul selciato di sotto non c’è alcun cadavere.-
-Come fai ad esserne
così sicuro?-
-Perché è una dannata
ninja, ecco perché. Non hai sentito che è stata addestrata dalla Mano? Quelli
sono molto bravi a sopravvivere nelle condizioni più impossibili. Eppure mi
risulta che tu abbia avuto a che fare con i ninja e gli artisti marziali un
sacco di volte.-
-Hai… hai ragione.-
risponde la ragazza –Che si fa adesso?-
-Nulla per stanotte.-
replica Paladin –Ma domattina ti consiglio di far spazzar via i frammenti di
vetro dalla terrazza e ordinare una nuova vetrata. Non credo che stasera Black
Lotus o qualcun altro ci riproverà ma noi saremo prudenti lo stesso. Immagino
ci siano altre camere da letto qui.
-Ma certo… altre tre
almeno.-
-Ottimo. Andiamo ad
occuparne una, allora.-
-Andiamo?-
Paladin le scocca un sorriso.
-Sono una guardia del
corpo molto coscienziosa e non ti perderò di vista nemmeno per un secondo,
dovessi dormire con te per farlo.- replica -A proposito di corpo… ti ho detto
che apprezzo la tua lingerie?-
Joy fa una smorfia e replica.
-Grazie. Credevo che
ci fosse una specie di regola etica che vieta di dormire con le clienti.-
-Vorrà dire che non
dormiremo, contenta?-
-Paul… sei
incorreggibile.-
-E non mi apprezzi
proprio per questo?-
Las Vegas, Nevada. Osservano il
balletto orchestrato dai loro amici, consapevoli di essere arrivati alle ultime
battute.
Devil ha appena scansato una
ginocchiata all’inguine e sia lui che Elektra si sono rimessi in piedi. La
ninja greca ha appena lanciato un grido e si è lanciata
su Devil che l’ha bloccata. Per ogni colpo che lei vibra lui ha una
contromossa.
La Vedova Nera freme. Vorrebbe
aiutare Matt Murdock ma dentro di sé sente che lui ed Elektra Natchios devono
regolare i loro conti da soli.
Improvvisamente Devil salta e con
una capriola che si porta alle spalle di Elektra. Mentre lei si volta, le
afferra il collo.
-Quel maledetto la
sta battendo.- esclama John Garrett –Ma se pensa che glielo lascerò fare…-
Estrae
la pistola ma quasi immediatamente qualcosa lo colpisce alla nuca e lui cade in
avanti. Un attimo prima di perdere i sensi sente Natasha dire:
-Ti avevo avvertito,
Garrett: il mio Morso di Vedova può abbattere anche te. Ringrazia il Cielo che
non ti ho ucciso.-
Con un balzo la Vedova raggiunge
Devil in piedi davanti ad una svenuta Elektra.
-E ora che ne farai di lei, Matt?- gli chiede.
Lui si volta con un’espressione cupa
e Natasha capisce quanto gli costi rispondere come fa:
-La riporterò a New
York e là sarà processata per i suoi crimini.-.
La sola risposta possibile per uno
come lui.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Molto poco da dire su quest’episodio,
se non che rappresenta il primo di un ciclo che, parallelamente a Devil,
completerà la ridefinizione di Elektra per il tempo a venire. Ed ora poche
note:
1) Le sequenze con la Vedova Nera si svolgono parallelamente e
contemporaneamente a quelle in cui Devil affronta Elektra in Devil 67.
2) Black Lotus è un personaggio creato da Ralph Macchio & George Perez su Marvel Fanfare Vol. 1° #11, nel 1984. È un esperta
di arti marziali, addestrata dalla Mano (pure lei? -_^). Ha affrontato la
Vedova Nera al servizio di Damon Dran e poi si è unita alle Femizons
di Superia. Adesso pare lavorare per il misterioso Artiglio di Giada, chiunque
sia.
Nel prossimo episodio: Elektra è in prigione e questo significa guai per
qualcuno. In più: chi sono i nemici del Gatto? Chi è l’Artiglio di Giada? Cosa
aspetta Miranda Rand?
Risposte e nuove domande nel
prossimo episodio.
Carlo
Carlo